OLIENA E IL TERRITORIO
Il paese di Oliena vanta una lunga tradizione religiosa, sono presenti numerose chiese campestri, alcune ancora ben conservate, che raccontano storie di tempi antichi, ancora vive nella memoria degli anziani.
L’abbondanza di chiese all'interno dell’abitato, alcune risalenti al X-XII secolo, stanno a testimoniare l’antica storia del paese e per certi versi anche il benessere della popolazione.
Ma Oliena è soprattutto paese di gente laboriosa ed ospitale, dove ognuno, come dice Salvatore Satta nel suo libro “Il giorno del giudizio”, possiede:
"Parte di vigna e parte di forno (forni di calce). E sono allegri, nei loro rutilanti costumi, e ogni domenica fanno il ballo tondo nella piazza della chiesa. Oliena è un paese meraviglioso, ai piedi del monte più bello che iddio abbia creato, e produce un vino nel quale si sono infiltrate tutte le essenze della nostra terra, il mirto, il lentischio, il corbezzolo ed il cisto".
Il territorio di Oliena si estende dalle falde del supramonte alle pendici del monte Ortobene, prendendo la vallata del fiume Cedrino. Il centro abitato è posto ai piedi del massiccio del monte Corrasi a 380 metri sul livello del mare.
Oliena, terra di viti, olivi e miele, così scriveva Gabriele d’Annunzio dopo la sua visita alla fine del 1800 con Scarfoglio e Pascarella.
In effetti sono queste le tre attività che da tempi immemori contraddistinguono la vita agricola del paese.
Il semidio Aristeo, secondo il canonico Spano, avrebbe introdotto in Sardegna l’allevamento delle api e la produzione del miele, la coltura degli ulivi e l’arte di coagulare il latte, ed ad Oliena è stato trovato un bronzetto raffigurante appunto Aristeo.
I Gesuiti, nel 1600, avevano dato grande impulso all’olivicoltura, con un impianto di oliveto di cui rimangono ancora tracce in olivi plurisecolari.
Precedentemente i frati minimi di San Francesco da Paola avevano impiantato oltre diecimila ceppi di vite con annesso stabilimento di vinificazione.
Di questi aspetti in seguito, scrittori, poeti e storici hanno parlato nelle loro opere, come l’abate Angius, nel dizionario degli stati Sardi ( 1833-1856), Giuseppe Luigi de Villa nel libro Barbagia e Barbaricini in Sardegna (1850 ), che annovera i vini di oliena come “vini di lusso”.
A seguire il Bresciani, Tullio Bazzi e tanti altri fino ad arrivare al d’Annunzio che, in un suo memorabile, ridondante e gustoso scritto, racconta della sosta ad Oliena, nel corso del viaggio in Sardegna con Pascarella e Scarfoglio, decantandone il vino e battezzandolo col nome di Nepente.
In effetti, il particolare microclima del territorio, dovuto, alla presenza del massiccio del monte Corrasi, la natura dei suoli e la felicissima esposizione, determinano appunto l’ottima predisposizione delle campagne di Oliena a queste colture.
Ma Oliena è anche allevamento di ovini e caprini con prodotti particolarmente gustosi e saporiti. Oliena è anche artigianato, basti pensare ai ricami ed ai suoi preziosissimi costumi colorati, composti ed eleganti, è paese di tradizioni orgogliosamente conservate e rivalutate, come i suoi balli tradizionali, i suoi canti a tenore e le sue tradizioni culinarie.
Oliena significa incomparabili bellezze naturali, come la fonte carsica su Gologone.
Nel Corrasi vegeta uno dei piu’ rari e importanti endemismi della flora sarda, il Ribes Sardoum, considerato dai botanici un paleo-endemismo, relitto di antica origine.
Ad Oliena si trovano vari siti archeologici di grandissimo interesse storico ed artistico come l’originale e splendida fonte per il culto dell’acqua del villaggio di Carros nella valle di Lanaitto.